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Per comprendere la ragione
del dio-vitello è necessario raffigurarci l’esodo.

Una colonna
interminabile
di migliaia e migliaia di persone
con centinaia di carri con dentro suppellettili,
approvvigionamenti, bestiame,
ma anche anziani, donne e bambini...
Insomma, il trasloco di un intero popolo.
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Il punto cruciale
fu sul Mar Rosso: l'attraversamento
notturno
nel momento di
bassa marea
in un ramo
paludoso a settentrione del Mare delle Canne,
da
compiersi
in poche ore.
Un tragitto su un terreno melmoso
per più di 4
chilometri. |
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L'IMPORTANZA DEI BUOI
I buoi, essendo animali
da soma e più potenti degli asini, rimorchiarono i carri
pesanti da una sponda all'altra.
Ogni carro era trainato da
una coppia di buoi
[Nm 7,3-8].
I vecchi, i malati, le donne e i bimbi viaggiavano a bordo
dei carri
[Gn 46,5].
Senza i buoi, i viveri, le masserizie e metà della tribù
ebraica non sarebbe passata dall'altra sponda e gli Ebrei si
sarebbero sfaldati ed estinti.
La forza motrice dei buoi consentì il prodigio della
traversata integrale, unitamente
al secondo "prodigio" della
bassa marea. |
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Il bue, ma più
precisamente «il
toro»
[I
Comandamenti, G. Ravasi, Ed. San Paolo, 2002]
fu venerato come il Salvatore degli Ebrei
perché fu il motore trainante che eseguì il
trasbordo di un intero popolo, altrimenti
impossibile a farsi.
È questo il motivo per cui nella Bibbia c'è scritto
«Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto
uscire dal paese d'Egitto!» riferendosi alla forza
del toro e in particolare del "giovane toro". Quelli
anziani non sopportarono il lungo e faticoso
viaggio.
La frase è ripetuta una seconda volta
per sottolinearne l'importanza
[Es 32,4-8] |
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A
questo punto occorre leggere con attenzione la
richiesta che
gli Ebrei fecero al sacerdote Aronne
prima di costruire l'idolo:
«Facci un dio che
cammini alla nostra testa»
[Es 32,1].
Gli Ebrei, dopo un lungo soggiorno in Egitto,
avevano perso ogni
capacità guerresca. Usciti
dall'Egitto, erano alla ricerca di un
guerriero
divino che li guidasse alla conquista della terra
stanziale.
Il toro fu il "locomotore" dell'Esodo e
aveva tutte le carte in regola per essere una
divinità potente avendolo dimostrato concretamente
sul campo. Inoltre, c'era già una lunga tradizione
religiosa (zoolatria), consolidata presso altri
popoli, che veneravano il toro. E così che il toro
ebbe il passaporto religioso. |
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IL FALLIMENTO DEL PRIMO DECALOGO
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Il primo
Decalogo non appagava la domanda degli
Ebrei. Era troppo legislativo
e si era fermato all’uscita dall'Egitto: «Io
ti ho fatto uscire dall'Egitto»
[Es 20,2].
Ma dopo la traversata del Mar Rosso l'Egitto
era già alle spalle: adesso occorreva
combattere per impossessarsi della terra.
Per di più, il primo Decalogo non accenna
neppure alla "terra promessa".
E così fu bocciato dagli Ebrei.
Mosè spezzò le Tavole perché furono
rifiutate
dagli ebrei e successivamente
scrisse un secondo Decalogo completamente
diverso dal precedente e più conforme alle
domande degli Ebrei. |
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LA GUERRA DI RELIGIONE PER IL
VITELLO D'ORO
A venerare il vitello d’oro c'era Aronne (portavoce di Mosè
e sommo sacerdote del popolo ebraico),
mentre a venerare il
Dio di Mosè c'erano i Leviti. Fu il primo scisma biblico.

La divina gelosia
scatenò l'ira di Jahvè, parzialmente placata da Mosè. Il
profeta, dopo aver frantumato
la scultura d'oro, fece bere agli
artefici del toro la polvere dorata mescolata nell’acqua.
Ma tutto questo non bastò. L'adorazione del vitello d’oro
era più viva che mai.

Si giunse a una guerra di religione tra gli stessi Ebrei.
Una "santa carneficina" di
23.000 morti e con massacri a fil
di spada senza guardare in faccia a parenti o amici.
Il
popolo ebraico ne uscì decimato.
LA SVOLTA DI DIO
Jahvé scrisse un secondo Decalogo perché obbligato e
condizionato da quel sacro feticcio che «doveva camminare
alla testa degli Ebrei». Dio si tramutò in ciò che
desideravano gli Ebrei assumendo le sembianze
di un
maxi-comandante e giurando di scacciare personalmente i
popoli nemici, scrivendoli finanche con nome
e cognome
[Es
34,11 e 24]. Tutto questo non c’era nel primo Decalogo.
Il secondo Decalogo è la versione definitiva su cui si è
fondato il patto scambievole tra Dio e Israele:
Iddio
combatteva in prima persona e benediceva le battaglie degli
Ebrei, mentre gli Ebrei offrivano la
venerazione esclusiva
al Dio geloso. Nell'Arca dell'Alleanza c'erano le Tavole
intatte del secondo Decalogo che
accompagnavano le battaglie degli Ebrei. Era l’emblema
della protezione divina sul popolo prediletto:
Dio è con noi perché «il Signore
combatteva per Israele»
[Giosuè 10,14 - Nuova Bibbia CEI,
2008].
PERCHÉ DUE DECALOGHI?
Il cambio di rotta tra
il primo e il secondo Decalogo dimostra la rapida
conversione di Jahvé in un comandante divino che in seguito
sarà chiamato "Dio degli eserciti". |
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Quel toro, benché demolito, ha
influenzato e plagiato il nuovo Decalogo dettato da Dio
[Es 34,27].
Era ciò che
volevano gli Ebrei.
Quel sacro toro fu chiamato "vitello" in senso
spregiativo perché la storia biblica
è stata scritta
dai suoi vincitori, apportando modifiche già alla
fonte.
Ma adesso c'interessa dimostrare che quel simbolo
non fu inventato a caso.
In particolar modo, mostrare che
Jahvè diventò Lui il toro degli Ebrei e che senza il
culto del toro d'oro ci sarebbe stato un altro Dio biblico! |
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Chiedete a un sacerdote cos’è il secondo Decalogo. Scoprirete che egli non sa quel che predica. |
Redazione E&P |
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