Il compromesso tra i due Decaloghi
 La terza edizione del Decalogo nel libro Deuteronomio

Nel discorso di Mosè, fatto prima di morire, c’è la terza edizione riveduta e corretta dei due Decaloghi precedenti.

                                                TRE RISCONTRI

  Innanzitutto, c’è la conferma dei due Decaloghi (di Esodo 20 e 34)
- Il primo Decalogo → Deuteronomio 9,11
- Mosè spezzò le Tavole → Deuteronomio 9, 17
- La guerra del vitello d’oro → Deuteronomio 9,21
- Il secondo Decalogo → Deuteronomio 10,1
- Le nuove Tavole depositate nell'Arca → Deuteronomio 10, 5


  Nel primo Decalogo non c’è la conquista della terra. Dio si era fermato all’uscita dall’Egitto: «JHWH ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto». E lì era rimasto (Esodo, dal cap. 20 a 31).
La promessa di conquistare la terra è sopraggiunta nel secondo Decalogo (Esodo, cap. 33) a seguito della guerra
di religione scatenata dal vitello d’oro (Esodo cap. 32).r> Mosè fa confluire nella nuova Legge (in Deuteronomio 9,28 + 19,8 + 31,20+21) gli elementi eterogenei dei due decaloghi come se appartenessero a una sola Legge o alla stessa Legge.


  Nel primo Decalogo non c’è scritto che Dio avrebbe combattuto i nemici degli Ebrei per la conquista della terra stanziale. Questa ruolo di Dio è il frutto della mediazione dopo la guerra del vitello d’oro ed è presente solo nel secondo Decalogo.
Mosè esegue un rimpasto (in Deuteronomio 6,19 + 7,2-5) come se la sacra guerra fosse già scritta nel primo Decalogo.

In buona sostanza, Mosè ha celato il cambiamento avvenuto tra i due Decaloghi elaborando una nuova Legge
con il cocktail delle precedenti, aggiungendo altre leggine, in un nuovo quadro di benedizioni e maledizioni divine.
Mosè non voleva rinunciare al primo Decalogo dopo la sua abrogazione con i nuovi precetti del secondo > Decalogo (Es cap. 34).

Tra seconda e terza Legge di Dio
  Deuteronomio è una "seconda Legge" (dal greco Δευτερονόμιο) perché è un’edizione diversa dalle precedenti.
Non è la ripetizione di Leggi già presenti in Esodo essendo il frutto di una mediazione selettiva nel dualismo decalogico con alcune aggiunte inedite. Un pasticcio, parte seconda. Pur tuttavia, il quinto libro della Torah avrebbe dovuto chiamarsi “terza legge”. Ma era troppo scandaloso.
Già adesso i sacerdoti tacciono sui due decaloghi, figuriamoci sulla terza edizione riveduta e modificata.

La guerra del vitello d'oro


 

             
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