L'ultimo libro dell'Antico Testamento
Il libro
Sapienza
parla della crocifissione
ma nega la Resurrezione
Gli episodi
del 33, del 38 e del 41
d.C.
nei
capitoli 2,
5,
14,
15
e
18 di Sapienza
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Sul
33 d.C.
Sapienza cap. 2 e
5 |
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Sul figlio di Dio:
Cristo non è risorto, ma è un santo
tra i santi. |
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I sommi
sacerdoti Cristo Gli scribi |
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Nei Vangeli:
«I sommi sacerdoti e gli
scribi dissero: Ha detto
infatti: Sono Figlio di
Dio! Scenda ora dalla
croce, perché vediamo e
crediamo».
[Matteo
27:43 + Marco 15:32]
In
Sapienza:
«E si chiama
figlio di Dio...
Vediamo se le
sue parole sono
vere... Se egli
è veramente
Figlio di Dio,
Dio verrà a
difenderlo, a
salvarlo dalle
mani degli
avversari».
[Sapienza
2: 13,17,18 - Ed.
Paoline 1969]
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Sapienza narra
lo stesso episodio dei Vangeli
ma per confutare
il figlio di Dio
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Il Figlio di Dio
nel libro Sapienza
In tutto il periodo
dell’Antico Testamento
Dio non ha un figlio.
Il figlio di Dio
esordisce
con l'avvento del
Cristianesimo,
ma l’espressione “figlio
di Dio” compare
per la prima volta
nel libro Sapienza,
prima dei Vangeli,
parlando esattamente di
Cristo. Sapienza,
pur essendo l'ultimo
libro dell'Antico
Testamento, è stato
scritto dopo la
crocifissione di Cristo
e giunge al 41 d.C.
(riferimenti storici nel
penultimo capitolo).
Il tema del figlio di
Dio è raccontato con un
monologo a due voci: da
una parte c'è l'autore
del testo travestito da
re Salomone, portavoce della sapienza
divina, e dall'altra ci
sono dei miscredenti
(ebrei ellenizzati,
portatori di alcuni
principi della filosofia
ellenistica) che
recitano come dei burattini
nelle mani dell'autore. |
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I brani
che
smentiscono
la
Resurrezione |
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Seguiamo lo
svolgimento delle
azioni.
Esordio
Entrano in scena
i miscredenti
per affermare che dopo la morte
non c'è il
ritorno alla
vita.
[→ Sap
2,5 e altri]
Successivamente
viene menzionato
il figlio di Dio
[2,13] e
immediatamente
dopo i
miscredenti gli
lanciano
ignobili insulti
[Sap 2,14 e 19].
In realtà, gli
insulti al
figlio di Dio
hanno un preciso
scopo: servono
all'autore a
prendere le
distanze dagli
empi così da non
essere
assimilato ad
essi. In tal
modo l'autore
può sfoderare
liberamente la
sua
requisitoria,
avvalendosi
proprio dei
miscredenti per far
dire ciò che
egli desidera
dire.
Seconda scena
Dalle ingiurie
si passa alla
riflessione
intellettuale.
Sono gli stessi
empi che ora
recitano un
diverso ruolo:
«Se egli è
veramente Figlio
di Dio, Dio
verrà a
difenderlo, a
salvarlo dalle
mani degli
avversari» [Sap
2,18 Bibbia Ed.
Paoline, 1969].
Ma dopo questa
stoccata la
domanda resta
inevasa. Anzi,
gli empi escono di
scena e l'autore
inserisce un
tema a lui
caro: solo i giusti
avranno la
ricompensa.
[Sap 2,22 e
altri]
Perché la
polemica sulla
Resurrezione
resta senza
risposta?
Perché l'autore
non replica e
non accenna -
neppure
minimamente - che
Cristo è
risorto?
In
realtà i fatti
già si
conoscono:
Cristo è stato
condannato a
morte, ma Dio non l'ha
salvato prima di
morire.
Ragion
per cui nella domanda
c'è già la
risposta: "vediamo se le
sue parole sono
vere"
-
"si chiama
figlio di Dio"
- "Dio
verrà a salvarlo
dalle mani degli
avversari". Ma
così non fu.
L'autore ha
parlato con
l’interrogazione
teologica
(midrash) che
contiene il
responso già
dentro la
domanda.
Infatti,
seguendo il
costrutto della
domanda, Cristo
non può essere
figlio di Dio
poiché il Padre
non l'ha salvato
prima del
decesso.
L'autore,
giocando con l'artificio
della retorica, ha
espresso la
stessa tesi dei
sacerdoti
ebraici,
enunciandola
implicitamente
ma senza
dichiararla
esplicitamente.
È il discorso
che sta dentro
il discorso.
Tuttavia, c'è da
chiedersi: perché
per Sapienza
non è
ammissibile la
rinascita dopo la morte?
Terza
scena
L'agiografo apre
una parentesi sulla morte:
Dio non ha
creato la morte ma
essa avviene per
volontà del
diavolo.
[→
Sap 2,24 +
varianti] Come spiegare
questa eresia
con la
concezione
biblica?
In verità,
questa
digressione è servita
all'autore a
contestare
l'idea che
l'uccisione di
Cristo sia stata
voluta da Dio. E
spiega il
motivo:
Dio non ha
creato la morte perché
«non
gode per la
rovina dei
viventi» [Sap
1,13]. A maggior
ragione Dio non
poteva fare
uccidere suo
figlio e per
giunta
«per
invidia del
diavolo». È la
replica al
figlicidio
divino
giustificato dai
cristiani. A
questo punto
un'altra
stoccata di
Sapienza:
per convalidare il
suo ragionamento,
rievoca
l'assunzione in
cielo di Elia
chiamato da Dio
quando era
ancora vivo e
non già da morto.
[→
Sap 4,10 + nota]
Oltretutto, per
la Bibbia
era maledetto chi
veniva
condannato a
morte.
Insomma, nel giro di
poche righe, il
maestro della
metafora ha
abiurato tre volte
la Resurrezione
senza mai
pronunciarne la
parola: è lo
stesso criterio
usato per i
personaggi del
libro, mai
nominati ma
chiaramente identificabili.
Epilogo:
Cristo, un
santo tra i
santi.
Ma a prescindere
dalla
Resurrezione,
chi era costui
professatosi
figlio di Dio?
Anche qui
c'è una
risposta.
Dopo
che gli empi
avevano lanciato
insulti al
figlio di Dio e
dopo che erano usciti di
scena,
l’autore aveva
soggiunto:
«La pensano
così, ma si
sbagliano; la
loro malizia li
ha accecati.»
[Sap 2,21].
Qual
è, allora, il
vero e autentico giudizio sul figlio di Dio?
Ritornano in
scena gli empi,
ma questa volta
camuffati da
pentiti. C'è un
lungo
ravvedimento
[Sap 5,4-13] il
cui punto
cruciale è
nell'inizio: «Ecco
colui che noi
una volta
abbiamo deriso e
che stolti
abbiamo preso a
bersaglio del
nostro scherno;
giudicammo la
sua vita una
pazzia e la sua
morte
disonorevole.
Perché ora è
considerato tra
i figli di Dio e
condivide la
sorte dei
santi?»
Ed ecco la
stoccata finale:
Cristo è
annoverato come
un santo tra i
santi. Con un
raffinato gioco
di parole il
figlio di Dio
(al singolare) è
diventato uno
dei tanti figli
di Dio (santi)
al plurale. È
«la
ricompensa per i
giusti» di cui
godrà anche il
buon Gesù ma di
cui solo l'anima
rimarrà perché d'immortale
"c'è solo
l'anima dei
giusti" [Sap
3,1].
L'autore
giudaico ha
pronunciato su
Cristo un
giudizio
laico
ma di sacrale
bontà, in
antitesi ai
sacerdoti
ebraici che lo
avevano
condannato a
morte.
Rappresenta un
terzo punto di
vista religioso, diverso
da quello dei
cristiani
(Trinità di Dio) e
da quello degli ebrei
(impostore).
In
ogni caso,
ancora una volta
l'autore ha
adoperato il
metodo della
domanda con
dentro la
risposta,
servendosi di
terzi.
Intanto i
miscredenti, dopo aver implorato
il mea culpa e
dopo
essersi
convertiti,
ritornano ad
essere rinnegati come
prima. È la
riprova che sono
dei burattini
teologici
manovrati dal regista.
Come mai
la Parola di Dio
smentisce la Resurrezione?
Nel libro
Sapienza non
esiste un'altra
tesi sulla
Resurrezione.
Anzi, passando
al setaccio
tutto il testo,
l'agiografo è
contrario al
politeismo della
Trinità,
non contempla il
risorgere
corporale
dei morti e
non attende
alcun Messia.
Per non parlare,
poi, della Madre
di Dio: neppure
lontanamente
vagheggiata,
nonostante fosse
già nata, era
rimasta incinta
col seme divino
e aveva
partorito il
figlio di Dio.
La conseguenza è
palese: dopo
l'annuncio
cristiano
dell'Ascensione
è direttamente Dio
che attraverso
Sapienza ricusa
la natura divina
del proclamatosi figlio di Dio
e i dogmi del
cristianesimo. È
quanto di più
incredibile si
possa immaginare
perché è la
stessa Bibbia
cattolica che
sconsacra la
religione
cattolica.
Ebbene, non è
assurdo
affermare che
Sapienza è un
Anticristo
reverenziale
entrato
nella Bibbia
cattolica quando
i Padri della
Chiesa non lo
avevano compreso
fino in fondo.
Ma
siamo sicuri che
Sapienza parli proprio
di Cristo?
La conferma
è
nelle note delle
Bibbie cattoliche su
Sapienza
2,13-20 |
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1. Bibbia Vulgata-Martini,
1778
2. Bibbia Ed.
Paoline, 1969
3. Bibbia CEI,
1974 - Ed. UELCI
4. Sapienza, Ed.
Paoline, 1975
5. Bibbia Ed. san
Paolo, 1987
6. Bibbia CEI,
2008 - Ed. UELCI
7. La Bibbia Ed. san
Paolo, 2009 |
i riscontri |
Due brani
sul figlio di Dio
Ritocco e
manipolazione
della Bibbia
CEI
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Sul
37 e 38 d.C.
Sapienza cap. 14 e 15 |
Gli episodi di Caligola
a suffragio
della datazione di Sapienza |
|
Il capitolo XIII di Sapienza si apre con la condanna
dell’idolatria per poi approdare agli
«idoli delle nazioni»
nel successivo capitolo. In particolare, su
alcuni imperatori. Vediamo quali sono.
«Un padre, consumato
da un lutto prematuro,
ordinò un'immagine del figlio così presto rapito,
e onorò come un dio un uomo appena
morto
e ordinò ai suoi subalterni riti misterici
e di iniziazione.»
[Sap
14,15]
|
Chi
è questo figlio morto prematuro e onorato come un dio? |
Druso maggiore
(38 a.C.–9 a.C.) era figlio naturale dell’imperatore Augusto
e anche il suo prediletto. Per onorarne
la morte prematura (a 29 anni
cadendo
da un cavallo),
Augusto ordinò che si ergessero statue e altari con tanto di onori divini.
I legionari, subalterni
dell'imperatore, eseguirono ogni anno esercizi militari attorno
alla tomba di Druso, come fossero
riti
di consacrazione: un culto misterico
al divino Druso.
Annali di Roma,
1841 con Imprimatur.
|
|
Questa
usanza profana ha preceduto di
qualche decennio la deificazione dell'imperatore
Caligola.
«Poi l'empia usanza, rafforzatasi con il tempo, fu osservata
come una legge.»
[Sap 14,16]
Quale fu questa legge che
"onorò un uomo come un dio"?
Caligola
si autoproclamò dio →
La parentela
con Druso |
CONFRONTIAMO GLI EPISODI STORICI CON I BRANI
●
L'IMPERATORE CALIGOLA
→
NEL 37 dC
Benevolenza e riconoscenza
Nei primi otto mesi del
regno di Caligola ci furono atti di bontà e di clemenza.
Abolì il reato di lesa maestà e diminuì le tasse.
Organizzò a Roma spettacoli
e feste, di
giorno e di notte, con distribuzioni di doni.
All’affettuosità dei romani si aggiunse la
benevolenza
degli stranieri.
I greci di Alessandria gli dedicarono una quadriga in bronzo. |
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●
L'IMPERATORE CALIGOLA →
NEL 38 dC
La
degenerazione
Dopo che Caligola fu colpito da una malattia, passò dalla
benevolenza alla perversione. Si dedicò a cerimonie
orgiastiche in compagnia di Pirallide, nota meretrice. Ai
banchetti invitava le matrone di Roma per poi strapparle ai
mariti e portarle a letto. A fatto compiuto,
lodava le prestazioni sessuali delle donne parlandone agli
stessi mariti. Caligola si unì incestuosamente con le sorelle. Intanto, nei bordelli si praticava continuamente
l’aborto o l’abbandono in gran segreto dei bimbi appena
nati.
Di fatto,
nel periodo di pace romana (Ara
Pacis 9
a.C.–180
d.C.) si diffuse
la depravazione dei costumi.

|
«danno a sì grandi
mali il nome di pace celebrando iniziazioni infanticide o
misteri segreti, o banchetti orgiastici di strani riti... perversione
sessuale, disordini matrimoniali, affligge con adulterio...
e slealtà...»
[Sap 14, da 22 a 26]
|
Le sinagoghe furono profanate per decreto
imperiale
È «il misfatto più abominevole» (Filone)
avendo violato il primo e il secondo
Comandamento: Non avrai altri dèi di
fronte a me - Non ti farai idolo né
immagine alcuna. Proviamo a immaginare
se oggi si decidesse con un
decreto-legge di collocare una
statua di Buddha o di Maometto
in ogni chiesa cattolica:
sarebbe un sacrilegio alla fede
cristiana e un atto di
sopraffazione. Di sicuro
scoppierebbero rivolte, come
quella del 38 dC ad
Alessandria, di cui accenna Sapienza. |
L'autore scrive mentre
l'evento
è in atto ↓
«egli che,
nato da poco dalla
terra, tra
poco ritornerà là
da dove fu tratto.» [Sap 15,8
+ altri]
Ancora su Caligola:
altri due
elementi secondari ma
indicativi
|
|
Sulla data di stesura di Sapienza
La
singolarità di Caligola fu di
"proclamarsi
dio" durante la vita e
di farsi adorare in tutti i luoghi di culto
dell'impero, qualunque fosse la religione
professata. L'uso religioso delle statue dell'imperatore Caligola rappresentano un episodio
unico in tutta la storia dell’umanità.
Un tempo esattamente databile sulla stesura del
libro Sapienza.
Più chiaro di così non poteva
parlare
Se l'autore fosse uscito
dall'anonimato sarebbe crollato il
fittizio
Salomone
e l'intero impianto letterario. Invece, con un linguaggio
traslato e omelitico - e senza mai nominare i
personaggi - poté parlare liberamente.
Ma si capisce quando parla di Cristo
senza nominarlo chiamandolo "figlio di
Dio": un'espressione hapax che
compare per la prima volta in tutta la
letteratura religiosa, poco prima della
redazione dei Vangeli. Identicamente si
comprende quando parla di Salomone senza
menzionarlo [Sap 9,8] e così di
Caligola, l’unico imperatore autoproclamatosi soggetto divino
|
nel corso
della sua vita
|
con una propria
statua |
in tutti i luoghi
di culto
dell'impero.
Solo l'esegesi cattolica finge di non
comprendere chi è il "figlio di Dio" e
finge di non capire chi è
l'imperatore
che profanò le sinagoghe. Se l'autore avesse fatto
nomi e cognomi, il libro Sapienza non sarebbe
entrato nel canone della Bibbia
cattolica. Invece, così
facendo, oggi sta rivelando il suo messaggio celato
nel linguaggio metaforico. La Chiesa ha scelto la
strada del mutismo per evitare danni
peggiori.
Nondimeno, la parola corre sul
web. |
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Le volontarie omissioni
I brani sopra
menzionati costituiscono alcuni dei richiami alla
«situazione
storica del tempo» [Bibbia, Ed. San Paolo, 2009
-
pag. 1374].
Tuttavia, l’edizione San Paolo non ha indicato i passi
biblici sugli episodi del tempo per evitare il
riscontro collettivo.
Troppo pericoloso!
Ma ora è tardi per escludere il
libro Sapienza dal canone biblico.
L'aspetto marginale del nome dell'autore
Probabilmente, il libro
Sapienza viene completato dopo il secondo viaggio di Filone
d'Alessandria a Roma, nel 41, quando incontrò Tiberio.
In ogni caso, anche escludendo la paternità di Filone
le conseguenze non cambiano.
Chiunque sia colui che scrisse il libro della Sapienza sotto
il nome di Salomone,
la Parola di Dio rinnega la Resurrezione e la natura divina di Cristo.
Questo è il dettaglio
cruciale di tutta la
vicenda.
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Quando la data è certa |
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