Re Salomone![]() 4 |
La critica strumentale a Filone Il libro Sapienza si presenta come opera del Re Salomone ( 950 aC), il più grande saggio d'Israele. In realtà è un espediente letterario (pseudoepigrafia) sotto il quale si nasconde il vero autore, usato per accreditarsi come verbo divino. Un metodo già adoperato in altri testi sacri (Qoelet e Cantici dei Cantici,...). Tertulliano, Origene, sant’Agostino, molti Padri della Chiesa e alcuni Rabbini cascarono nel tranello allegorico attribuendo il testo a Salomone (Bibbia Martini 1778, Prefazione a Sapienza). Invece, san Girolamo e altri dottori della Chiesa attribuirono Sapienza a Filone avendo compreso che lo pseudo-Salomone era solo uno stratagemma. La critica sostiene che il libro Sapienza non nomina le opere di Filone di Alessandria. Ma non doveva e non poteva! La data della "messa in scena" non consentiva l'intreccio: il finto Salomone non doveva conoscere Filone (10 secoli dopo), altrimenti si rompeva l'incantesimo metaforico. Per gli stessi motivi, Filone non poteva nominare esplicitamente Sapienza per non scoprire le sue carte. Le assenze sono volute, perché in caso contrario avrebbe sfasciato il castello dell'opera. E sicuramente il libro Sapienza non sarebbe entrato nella biblioteca di Dio. Dire non dicendo era un requisito di quell'allegoria teologica: la midrash, predica/esegesi dei rabbini col genere letterario della parabola/lezione, di cui Filone è antesignano in greco. Il racconto dei fatti avviene per allusione «intrecciando episodi diversi e ingigantendo gli avvenimenti nell'assenza dei nomi». Tuttavia, l'anonimato è solo apparente: Salomone non è menzionato, ma è indicato (Sap 9,8). Pure Aronne è occultato ma presente [Sap 18, 20-25]. E così Caligola [Sap cap 14]. Insomma, Filone le ha pensate tutte! L'esegesi cattolica, pur di allontanare Filone, finge di non capire. E insinua bazzecole. |
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