Infanzia di Gesù: l'ultimo libro del Papa
  Ciò che non dice il libro di Ratzinger
  o lo afferma tra le righe


Infanzia di Gesù, Papa Benedetto XVI - Terzo libro del Papa, 2012

L'ultimo libro di Benedetto XVI, novembre 2012
 

  La critica laica al testo del Papa in 16 punti

Madonna incinta e la purificazione. La critica al libro del Papa

 


Il Sommo Pontefice prende in esame i primi capitoli di Luca e di Matteo con l'intento di giustificare i contrasti tra i due Vangeli, ma omette i brani più eloquenti che si contraddicono tra loro. Un esempio: per Luca Gesù nacque in una mangiatoia, mentre per Matteo nacque in casa (Mt 2,11).

Malgrado ciò, il Papa teologo ha riconosciuto una lacuna divina nel sapere di Cristo: «Tuttavia è anche vero che la sua sapienza cresce» (pag. 146). In altre parole, la conoscenza e il pensiero del figlio di Dio si sono evoluti man mano che egli cresceva, compreso l'apprendimento della Bibbia.

1 Cristo non conosceva la Bibbia

Questo evoluzionismo dell'Onnisciente emerge con chiarezza dai racconti: "Cristo cresceva in sapienza" e "si fortificava nello spirito" (Luca 2,52 e 2,40), frequentava le sinagoghe dove apprese gradualmente il testo biblico e di cui si appassionò. All'età di 12 anni, nel tempio di Gerusalemme, ascoltava e faceva domande ai dottori della

 Nessuno nasce imparato e neppure Cristo è nato imparato

Scrittura (Luca 2,46) e così «Egli ha pensato ed imparato in maniera umana» (Ratzinger, pag. 147). Questo stato di avanzamento conoscitivo dimostra che il Figlio di Dio non è nato imparato, che «all'inizio» egli ignorava la Parola di Dio e solo successivamente e progressivamente l'ha appresa («la crescita di Gesù non [è] solo in età, ma anche in sapienza» Ratzinger, pag. 146). Insomma, l'evoluzione darwiniana governa anche il sapere dell'Essere divino. Di fatto, Ratzinger ha inficiato il dogma della Trinità. In altri tempi questo Papa sarebbe stato scomunicato dal Sant'Uffizio per aver ammesso il relativismo dell'Assoluto.

 

2 Il silenzio sui primi trent'anni di vita
Nell'infanzia e nell'adolescenza del figlio di Dio non accadde nulla di celestiale o di miracoloso e perciò due Vangeli (Marco e Giovanni) non ne parlano affatto e gli altri due dicono ben poco. Ratzinger, per giustificare l'assenza di una biografia del Gesù fanciullo, vagheggia una sorta di disegno divino che ne avrebbe precluso il racconto: «l’origine di Gesù è avvolta nel mistero». Ma è un puro espediente con cui la mancanza di notizie diventa un mistero imperscrutabile. In verità, nei pochi elementi narrati emerge una relazione parentale e compaesana
tra Cristo e gli Apostoli su cui si preferisce tacere.


3
La genealogia tutta al maschile
La discendenza di Gesù è riportata solo al maschile lungo la stirpe del padre putativo. L’albero genealogico della madre è completamente assente in sintonia con la cultura antifemminista della Bibbia. La Madre di Dio, nonostante la sua verginità perpetua e benché priva del peccato originale, ha dovuto attendere 40 giorni dal parto per purificare il suo sangue femminile perché ogni do
nna è biblicamente impura (Levitico 12,2 - Giobbe 25,4 - Luca 2,22).

Cosa dice il sig. Joseph Ratzinger ? Innanzitutto, rammenta le quattro donne tra i 42 antenati nella genealogia di Matteo, senza precisare che non c'è nessuna donna tra i 76 discendenti indicati da Luca.
Ma chi sono le quattro donne (Tamar, Raab, Betsabea e Rut) elencate da Matteo?
Nessuna di esse è una "figura eletta" e le prime tre sono peccatrici di sesso. Inoltre, Betsabea è citata da Matteo in modo spregiativo: “quella che era stata la moglie di Uria“. Il Pontefice ha depennato le prime parole, citandola pur sempre al maschile «la moglie di Urìa» (
pag. 15), similmente al Vangelo di Giovanni che non menziona mai il nome di Maria. Poi, un po' meravigliato, il Papa si domanda: «Perché compaiono queste donne nella genealogia?». Quindi, ci spiega che quelle donne «non ebree» rappresentano comunque il peccato originale e l'insieme dei peccati umani che Cristo ha espiato. Nonostante la presenza irrilevante e screditante delle donne, per il Vescovo di Roma è tutto normale, neppure un briciolo di riflessione critica.


4 La Vergine Maria ha perso la purità
Ma il nodo centrale è sulla Madonna. Biblicamente parlando tutte le donne sono immonde durante il ciclo mestruale e dopo il parto, ma la Madre di Dio doveva essere pura e incontaminata sin dalla nascita.
Come spiegare, allora, la purificazione di Maria (
Luca 2,22) 40 giorni dopo aver partorito il figlio di Dio? Il Papa teologo, per giustificare questo conflitto, afferma che «Maria non ha bisogno di essere purificata a seguito del parto di Gesù...» (pag. 96). Vale a dire, la Madonna si è purificata per atto convenzionale. Dov'è l'aspetto contraddittorio?
Lo stesso autore che ha sfrattato il bue e l'asinello perché «nel Vangelo non si parla di animali» ha introdotto una pia invenzione poiché
nel Vangelo non si parla di una fittizia

La Vergine immacolata impura
 

purificazione di Maria. Anzi, il vangelo lucano aggiunge l'immolazione di due colombi, l'ultima tappa liturgica per riscattare la donna Maria dal peccato originale.

In ogni modo, la tesi papale demolisce il culto mariano: la purificazione della Vergine è avvenuta «a seguito del parto di Gesù» e quindi solo dopo il parto. La fertilità di ogni donna inizia dopo la prima mestruazione, che per la concezione biblica è un'impurità (Levitico 15,19-28). Ragion per cui, la Madre di Dio era impura prima del concepimento e prima di partorire. Dunque, la Madonna non era incontaminata ab origine ma «è maturata» dall'impuro al puro solo a seguito del parto divino. O meglio, successivamente alla quarantena. Dopo questo libro "ex cathedra" la Santissima Immacolata non è più la donna dell'assoluta purità. L'attento teologo, dopo anni di affannosa ricerca, ha rimosso una passata eresia nata per elargire alle donne una divinità al femminile. Ora, non c'è più una donna divina. È inutile lamentarsi perché è biblicamente corretto.

5 Cristo è nato impuro
Cristo è stato purificato 40 giorni dopo la nascita. Lo scrive Luca a chiare lettere: “Quando venne il tempo della loro purificazione...”, cioè di Maria e di Cristo (
Luca 2,22).
Non è un controsenso che anche il Figlio di Dio sia nato impuro? La Madonna, in quanto donna, poteva essere immonda, ma il maschio Dio no! Deus masculus est. Cosa dice il nostro pensatore teologico? Omette la purificazione di Gesù e dibatte sul «riscatto del primogenito» (
pag. 97). In verità tutti i teologi eludono questo argomento perché chiunque riflette che Cristo era impuro e non conosceva la Bibbia, giunge immediatamente a pensare: «allora egli non è Dio?». Il Papa aggira la questione incolpando Luca: «
diventa visibile che non possedeva una conoscenza precisa della legislazione veterotestamentaria» (pag. 95). Se questa frase fosse stata pronunciata da un laico sarebbe stata blasfema, mentre detta dal Vicario di Cristo è rispettabile. Tuttavia, la contraddizione è evidente: se il Vangelo di Luca "è ispirato" vuol dire che Dio ignorava la sua stessa Legge, se invece "non è ispirato", allora, il terzo Vangelo è apocrifo. Di qui non si scappa. In entrambi i casi, il Papa, per onestà intellettuale, avrebbe dovuto dimettersi per ragioni squisitamente teologiche.

6 La circoncisione di Cristo: Legge evangelica attualmente in vigore
Cristo fu circonciso otto giorni dopo la nascita (
Luca 2,21). Lo impone la Legge perenne di Dio: “Il maschio non circonciso [...] sia eliminato dal suo popolo” (Genesi 17,14). D’altro canto, Cristo era Dio già nel feto per cui egli stesso ha convalidato la sua circoncisione e successivamente, con la maturità divina, non l’ha mai disapprovata. Ma Paolo si oppose all’asportazione del “santo prepuzio”. Il Santissimo Padre non parla dei motivi opportunistici dell’abrogazione filopagana, tantomeno della lite teologica tra Pietro e Paolo nel primo Concilio di Gerusalemme (50 d.C.). Nulla di tutto ciò, nonostante Cristo abbia eseguito e mai abolito l'atto della circoncisione. Per obbedienza evangelica, i prelati in particolare dovrebbero circoncidersi con il coltello di pietra (Giosuè 5,2), ma il Vicario di Cristo pensando all'orribile e illogico dolore si è eclissato dilungandosi sulla stella cometa.

7 La strage degli innocenti avallata da Dio

A prescindere dall’attendibilità del racconto, Erode fece sterminare i bambini di Betlemme da due anni in giù per sopprimere il pretendente al trono appena nato: Cristo, il re dei Giudei (Matteo 2,16). Un angelo del Signore avvertì Giuseppe per far fuggire la Sacra famiglia in Egitto, ma non informò tutti gli altri genitori.
Perché Dio ha salvato soltanto il suo lattante e non ha impedito l’uccisione degli altri bimbi? Il Santo Padre, su questo punto, esegue un eccellente raggiro: Il lamento delle madri senza la risposta consolatoria è come un grido verso Dio (
pag. 131). Ma la questione non è affatto consolatoria. Il grido delle madre e dei padri - devoti e fedeli - non è verso Dio bensì contro di Dio. Perché? Il professor Ratzinger lo dice più volte: «a Dio niente è impossibile», Dio è «Colui dal quale, alla fine, dipende tutto». E aggiunge: «Se Dio non ha anche potere sulla materia, allora Egli non è Dio». Dunque, con il potere

sulla materia si spalanca la responsabilità penale di Dio giacché il fatto costituisce un reato materiale.


Un brano che si collega all’adolescenza di Cristo


8 Un comportamento vendicativo del figlio di Dio
Cristo, dopo Betlemme, dopo l'Egitto e dopo Nazaret visse a Cafarnao dall'adolescenza sino all'inizio del suo ministero pubblico. "E tu, Cafarnao, sarai innalzata fino al cielo
? Fino agli inferi sarai precipitata
! " (Luca 10,15). Perché Cristo lanciò questa maledizione ai cafarnesi? I compaesani e alcuni parenti, conoscendolo fin da ragazzo, non gli credettero quando si proclamò figlio di Dio. Nonostante alcuni miracoli compiuti nella "città di Gesù", i suoi concittadini dissero: "È fuori di sé" (Marco 3,21) e "neppure i suoi fratelli credevano in lui" (Giovanni 7,5). Dopo il fallimento delle predicazioni, Cristo lanciò l’imprecazione agli abitanti di Cafarnao, compresi i discepoli che si allontanarono (Giovanni 6,66). Di fatto, nella morale di Gesù convivono pensieri amorevoli e disamorevoli che Sua Santità non vede o finge di non vedere. Su questo, l'autocensura è totale.


Anche gli abitanti di Corazin e Betsàida non ebbero fede in Cristo. Pure a costoro Cristo scagliò maledizioni preannunciando un “giudizio finale” più spietato della condanna di Tiro e Sidone (Matteo 11,21-22). In sostanza, fiamme dell'inferno a chi non crede in lui. È la violazione della libertà di pensiero come nell'integralismo islamico.

9 Il gesto naturale di ogni madre diventa in Maria un atto celestiale

Maledizione a Cafarnao, a Coranzin e Betsaida

Scrive Ratzinger: «Maria avvolse il bimbo in fasce. Senza alcun sentimentalismo, possiamo immaginare con quale amore Maria sarà andata incontro alla sua ora, avrà preparato la nascita del suo Figlio». (pag. 81)
Ma così fan tutte le madri. Cosa c’è di diverso nel comportamento di Maria? Pur di allestire, dovunque e ovunque, ricami profetici e simbologie sovrannaturali non vede ciò che è naturale. Tale bisogno di simbolismo giunge al culmine con la nomina di Augusto imperatore: fu una «elezione fatta da Dio» (
Ratzinger, pag. 78). Perché è caduto nella fanta-teologia? Il censimento imperiale (nel 6 d.C. in Giudea) ha reso meno vaga la data di nascita di Gesù e così l'eminente teologo, assillato dalla storicità, è precipitato nella comicità.
 

10 Tutti i neonati erano avvolti nelle fasce, ma in Cristo profetizzano le bende sul cadavere

Scrive Ratzinger: «Il bimbo strettamente avvolto nelle fasce appare come un rimando anticipato all'ora della sua morte. Egli è fin dall’inizio l’immolato» (pag. 82).
Nell’usanza ebraica tutti i neonati erano avvolti nelle fasce e i cadaveri nelle bende. Dov’è, allora, l'esclusivo presagio immolante? Tra l’altro, nella concezione di Cristo non c’è l’immolazione sacrificale: "misericordia io voglio e non sacrifici" (
Matteo 9,13). Egli non pensò mai di dover morire sulla croce, tant’è vero che prima di spirare gridò al Padre “perché mi hai abbandonato?”. Nei suoi presagi pensava di salire in cielo da vivo

Le fasce ai bambini: i corpi mummificati

e non da morto. Il romanzo della Resurrezione è stato un ripiego alla mancata Ascensione dalla croce. Ma qui ci fermiamo per non uscire dal tema.


11 L’inconsapevolezza genitoriale
La famiglia divina, dopo la purificazione della Madonna, si recò a Gerusalemme ove incontrò Simeone, un timorato di Dio. Egli "prese [il bambino] tra le braccia e benedisse Dio". Dov'è il punto controverso? Giuseppe e Maria si stupirono di ciò che disse Simeone sul proprio figlio. Anzi, Simeone dovette spiegare a Maria che il bimbo Gesù era Dio (
Luca 2,25-35). Insomma, Maria sapeva o non sapeva di essere la Madre di Dio? Che cosa aveva capito dall’angelo dell’Annunciazione e che cosa aveva compreso dai sapienti Magi? Perfino quando i genitori smarrirono Gesù, già dodicenne, Maria e Giuseppe non capirono chi fosse il Padre in cielo: "Essi non compresero le sue parole" (Luca 2,50). Di fronte a queste incongruenze, regna sovrano il silenzio pontificale. Non si appella neppure al toccasana del mistero divino.

12 La pseudoscienza di Ratzinger
I Magi furono guidati da una stella «ma il Bambino guida la stella» (pag. 119). Con queste parole debutta la scienza teologica J. A. Ratzinger. In linea di principio, a Dio tutto è possibile. Tuttavia, la geografia biblica si è rivelata inesatta (la terra era una piattaforma e il continente americano nemmeno immaginato), l'astronomia biblica si è dimostrata errata (geocentrica, senza galassie e con le stelle appese al firmamento), la geologia era inesistente (Dio ignorava la deriva dei continenti). Per non parlare della molecola dell'acqua che conviveva con il Creatore prima della creazione allorquando non c'era nulla ("Lo spirito di Dio aleggiava sulle acque" Genesi 1,2). È evidente che un Onnisciente incompetente non può teleguidare l'orbita di una stella. Tra l'altro, non si può parlare di "miracolo riconosciuto" perché quella stella l'ha vista soltanto Matteo: Luca non sa nulla. Per farla breve, con l'astronomia del nuovo Frate Indovino siamo tornati a prima di Galilei con l'asino che vola.


13 La richiesta di un "PADRE" nacque nell’infanzia (Luca 2,42-51)
Giuseppe e Maria erano dei genitori un po' sbadati: per un’intera giornata si scordano del figlio dodicenne. Fu ritrovato dopo 3 giorni, ma anziché la
gioia scoppia una lite sulla paternità di Gesù. Cristo smentisce seccamente
la madre dichiarando che Giuseppe non è suo padre. L'astio è impietoso e
«la risposta è impressionante» scrive Ratzinger (
pag. 143).

Il padre di Cristo che non c'era

Da cosa fu provocato il ripudio del padre putativo? Innanzitutto, Giuseppe è una figura quasi assente ma soprattutto insignificante. Non a caso gli studi teologici lo ignorano. Giuseppe agiva sotto l'ordine dei sogni. Lo stesso Ratzinger, nel marzo 2009, così definiva Giuseppe: «la sua esistenza è sempre “aggiustata" sulla parola di Dio». Tradotto dal gergo mistico significa che Giuseppe commetteva continui errori, riparati con l'espediente dei sogni. In effetti, a Cristo mancava un capofamiglia, lì dove l'autorità paterna costituiva un valore supremo. L'intolleranza verso quel padre legale fu provocata dall’incapacità di Giuseppe di fare da padre reale, a prescindere dalla questione biologica. Nel psicodramma di una madre dolce ma dominante e di un padre obbediente ma inetto, Cristo era alla ricerca di un papà immaginario che trovò in Jahvè nell'alto dei cieli. Senza dimenticare che Giuseppe è morto prima di Cristo: gli evangelisti hanno taciuto l'evento per nascondere lo scenario della Madonna vedova e di Cristo orfano.
Dopo il ritrovamento a Gerusalemme e dopo il litigio con i genitori sulla questione paterna, Gesù “tornò a Nazaret e stava loro sottomesso”. Vale a dire, ebbe sgridate e forse anche sculacciate. Il pensiero papale non vede il bisogno di paternità emerso sin dall'infanzia e non vede cosa covava nella psiche di quel fanciullo pur avendo ammesso che «Egli ha pensato in maniera umana» (
pag. 147).

Frasi di Cristo sull’infanzia

14 La censura sulla pedofilia "...guai a colui per cui avvengono [scandali]. È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare..." (Luca 17,2). Nonostante il brano riguardi il pensiero di Cristo sul mondo dell’infanzia, il Santo Padre tace in tutto e per tutto. È l’occasione per chiedere al Sovrano del Vaticano perché non applica la legge di Cristo ai preti pedofili? Forse è troppo crudele? Il mutismo di @pontifex_it è sintomatico. In un colpo solo si dissolve la sceneggiata ascetica.

15 Due particolari inediti
Alcuni brani dei Vangeli si rivolgono ai piccoli e ai fanciulli con un profondo affetto introducendo il privilegio morale della fanciullezza [Marco 10,14]. Eppure, l’esegesi biblica non ha dato il necessario risalto alla sensibilità di Cristo verso la genuinità dei fanciulli. Provate a vedere che cosa è uscito dalla penna di Ratzinger. Gli è semplicemente sfuggito! Cose che capitano anche ai vicari celesti.

Maria non disse nulla a Giuseppe dell'Annunciazione e non lo informò neppure quando si accorse che era incinta. Giuseppe lo scoprì quando vide Maria col pancione, alcuni mesi dopo il concepimento. In altre parole, tutto avvenne all'insaputa di Giuseppe. Ratzinger ha avuto il coraggio di confermarlo con tre piccole frasi significative. I teologi hanno sempre taciuto su questo punto nevralgico per non compromettere la rettitudine della Madonna e la credibilità del parto verginale. Grazie a Benedetto XVI, ora tutto è solennemente infranto.

16 Il bambinocidio di Jahvè L’Antico Testamento narra omicidi compiuti e ordinati da Dio sui fanciulli. Per chi desidera documentarsi, questi brani sono un assaggio. [Deuteronomio 2,33 / Deuteronomio 3,2 e 6 / Deuteronomio 20,16 / Isaia 13,9-16-18 / 1-Samuele 15,2 / 1-Samuele 22,19 / 2-Samuele 12,14 / Genesi 38,24 / Ezechiele 9,4 e 6 / Salmi 137,7 / Osea 14,1].

Con il dogma della Trinità, anche Cristo è correo. Ciò nonostante, non ha mai deplorato i delitti del Padre. È inutile domandarsi cosa dice Benedetto XVI. Semplicemente nulla: pur vedendo tace e pur sapendo ignora. Probabilmente pretendiamo l’impossibile.

Analisi e commento a cura di

Commenti al libro del Papa Benedetto XVI

 
 
Alfredo Alì
Redazione online
Editing & Printing
Sintesi per Internet

Napoli, 9 febbraio 2013
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