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La metamorfosi della Croce |
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9
trasfigurazioni
della croce A
T
Nell'estetica e nel contenuto dal IV secolo al 1420
(Brunelleschi) |
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Effetto monco |
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del Brunelleschi
- 1410-25 |
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Per ottenere un'immagine
impeccabile il vettore verticale è stato prolungato così da esaltare «l'effetto elevazione»,
così da aggiungere apoteosi all'esecuzione capitale.
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I
Chiodi
Premessa
essenziale
Secondo
i quattro Vangeli non c'è stata una crocifissione "privilegiata"
per Cristo e una crocifissione "comune" per i ladroni. Cioè, Cristo è stato crocifisso come
gli altri condannati: sullo stesso tipo di croce e nell'identico modo.
Vero è
che in
qualche dipinto medievale Cristo appare legato con le corde. Ma già prima i
chiodi avevano preso il sopravvento.
Nelle prime due figure Gesù appare crocifisso mediante chiodi; i due ladroni
invece sono legati con corde.
I ladroni evidenziano il gradino iconografico precedente, le tracce
della metamorfosi del Crocifisso. In un caso o nell'altro, i venerandi artisti hanno mentito.
I chiodi comparvero per la prima
volta sulle mani,
mentre i piedi restarono liberi o annodati con una corda. In seguito,
ciascun piede fu trapassato da un chiodo. In totale quattro chiodi (come nella croce della
Chiesa Ortodossa
). Infine,
con la scuola di Margaritone e Cimabue, si passò a un solo chiodo sui due
piedi accavallati. Così da giungere a tre chiodi complessivi, in
ossequio al significato allegorico e esoterico del numero 3. |
Un
Dipinto
con le corde
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Le corde nei due ladroni
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Cristo senza
chiodi sui piedi - con le corde ai piedi - con 4 chiodi |
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I chiodi cagionano un maggior pathos, esaltano il martirio e
infondono "inconsciamente" il dolore della Passione. |
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Il
poggiapiedi [suppedaneo]
La croce,
oltre ad essere uno strumento
di tortura, aveva funzione "deterrente" per scoraggiare le rivolte
(Spartacus
71 aC) e
l'inosservanza delle leggi.
In quell'ottica era del tutto illogico far riposare "comodamente" i piedi
del condannato-torturato.
Anche qui è utile comunque osservare la differenza tra Cristo e i due ladroni.
Si riscontri la differenza tra i chiodi e le corde sui piedi
dei tre condannati.
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Senza il suppedaneo |
Nel crocifisso del Brunelleschi |
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Il suppedaneo è servito a conferire una sorta di risalto al Cristo crocifisso e a "fissare l'immagine" in una rappresentazione
che rimarrà stabile nella movenza artistica. |
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Dal libro: Ave Crux gloriosa - Croci e crocifissi nell'arte dal VIII al XX
secolo
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del Brunelleschi
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Nell'epica del martirio
gli elementi di giubilo (perfino una croce rivestita di fiori e gemme) rischiavano di indebolire l'effetto emotivo della
compassione misericordiosa. La teologia della croce, che consacra al
culto la pena di
morte, ha perciò opportunamente modificato l'espressione e anche la direzione del
volto. |
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Vedi i tre dipinti
in alto.
D'altro canto, i due temi (volto-gioioso/aureola e volto-addolorato/spine) sono
intrecciati in una concezione diametralmente opposta. Entrambi, comunque, hanno
una stessa finalità di fiction.
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►
la fiction-Sacrale:
Opus
Dei |
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Dal Messia sereno
si è passato al Messia
delle sofferenze mediante il trapianto di una corona di spine che ha aggiunto maggior evidenza
ai triboli dell'espiazione, così da accrescerne la carica emotiva. |
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LA SIGLA JNRI
Oltre ai
dipinti possiamo avvalerci dei testi evangelici:
Matteo |
27,37
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«Questi è il re dei
Giudei» |
Marco |
15,26
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«Il re dei
Giudei» |
Giovanni |
19,19
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«Gesù il Nazareno, il re dei
Giudei» |
Giovanni |
19,21
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«Non
scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei
Giudei» |
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Il titulus crucis: Perché
le parole sono state punteggiate?
A) Il testo
biblico depennato
Nel testo c'era la motivazione della
condanna, così come prescritta dal diritto romano.
L'iscrizione era in tre lingue: Greco, Latino ed Ebraico. (Luca 23,38)
Così è scritto nella Vulgata, ma la Bibbia CEI ha cancellato queste
parole. Perché?
B) Ragioni di contenuto
Il "Re di un popolo o di una nazione" è infinitamente lontano e
immensamente discordante dal concetto di un Dio universale. Quel
riferimento patriottico sconfessa il ruolo e l'essenza "dell'entità
Assoluta" sovranazionale e soprannaturale.
Qualcuno ha osservato che punteggiando la frase (JNRI) non viene richiamata alla memoria l'enunciazione, così che evitando di pronunciarla si evita di riflettere sull'incongruenza
evocativa.
Chiaramente, alla bisogna, sono state scelte le parole di Giovanni, giacché quelle di Matteo
e di Marco sono ancor meno pregevoli. |
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del Brunelleschi
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B)
Foggia artistica del cartiglio sopra la croce
Dal punto di vista artistico pennellare una frase è poco
piacente.
Meglio quindi la sigla. Ancor più se dipinta su un'elegante tavoletta a forma di pergamena, piuttosto che su una rude tavolozza di legno,
com'era nel reale. Le lettere tacciono sul contenuto nel fare bella
presenza.
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L'ALTEZZA DELLA CROCE
Le croci,
secondo l'uso romano del tempo, non erano alte.
Il condannato, tutt'al più, rimaneva coi piedi un palmo al di sopra
del terreno.
L'altezza della testa di Cristo si può desumere anche dalla canna di issopo sulla quale era stata infissa una spugna per inumidire le labbra di Gesù.
L'issopo è infatti una pianta piuttosto bassa e la canna può misurare appena un piede
[30 centimetri]. Cosicché la testa di Gesù era all'altezza di un uomo con
un braccio elevato più una parte della lunghezza della canna: in tutto 220
- 230 cm circa: bassissima.
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L'altezza asservita all'effetto
"elevazione" |
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RICOPERTO
I
condannati, tra le varie crudeltà, subivano anche lo svestimento.
Ma del Cristo ignudo
non desideriamo parlare. Anzi, per deontologia, ci piace considerare "artisticamente corretta" l'alterazione
dell'immagine. |
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Da un discorso
di un teologo
agli artisti
sull'idealismo della Croce:
il problema plastico del Crocifisso.
«Il primo fine dell'arte sacra deve essere l'espressione della nostra adorazione a Dio (…) sorpassando e trasfigurando la materia, anche oltre le sue leggi.
L'arte sacra ha un secondo fine "ermeneutico", cioè deve essere la forma ausiliaria dell'eloquenza
sacra: i pittori fanno per la religione coi loro quadri quanto gli oratori con i loro
discorsi....»
Op. sopra cit. pagg. 50 e
51
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Nota
Editoriale
La trasfigurazione
della croce, pur falsificando il simbolo della venerazione,
ha un valore del tutto marginale nell'ambito della dottrina divina. È una
questione puramente profana; alla
stregua della polemica sui
preti-atei.
Pur tuttavia, è la riprova che il vizio o la necessità della
manipolazione sono presenti in molti passaggi della teologia biblica;
finanche per quanto attiene al palo della croce.
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Homepage |
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La documentazione fa riferimento ai primi dipinti della crocifissione (Chiese antiche di
Roma)
e a quadri sino al 1400, presenti anche nei Musei
Vaticani. [Sintesi per
Internet]
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