1ª Parte

  

 Seconda parte 

 
        La metamorfosi della Croce
 

 Trasmigrazione dell'immagine   

       9 trasfigurazioni della croce A  T

       Nell'estetica e nel contenuto dal IV secolo al 1420 (Brunelleschi)


     Sagoma a    Forma a T  
     Chiodi    Le corde  
     Poggiapiedi    Senza sostegno  
     Volto addolorato    Volto gioioso  
     Testa reclinata    Viso sollevato

 

     Corona di spine    Aureola  
     Sigla JNRI    Iscrizione estesa  
     Innalzamento della croce    Piccolo rialzo da terra  
     Ricoperto    Ignudo  
     Nota editoriale    Detto da un teologo  

 

 Torna all'indice  LA SAGOMA DELLA CROCE

Dopo l'editto di Costantino (313) si passò dalle catacombe alle chiese, una transizione che ha cambiato radicalmente il simbolo della croce.
L'immagine della crux simplex - essendo rozza - non si accordava con un discorso artistico. Il pesce, con l'essenza figurata della croce, apparteneva a un simbolismo semplice della clandestinità. Ragion per cui, superata la fase della persecuzione, si è aperta la fase della raffigurazione artistica per la "glorificazione della forca".


L'arte cristiana si è impossessata della croce a T con i primi dipinti del IV secolo.
Tuttavia, successivamente l'ha arricchita sino a giungere all'attuale simbolo con il vettore verticale che si allunga sopra la trave orizzontale.


Nella Bibbia CEI d'altare

    La Crocifissione - Jan van Eyck, 1430 - New York, The Metropolitan Museum of Art       Brunelleschi: l'artista che ha codificato l'immagine del Crocifisso - Firenze, S. Maria Novella - 1410-25           

Effetto monco

del Brunelleschi - 1410-25
 


Per ottenere un'immagine impeccabile il vettore verticale è stato prolungato così da esaltare «l'effetto elevazione», così da aggiungere apoteosi all'esecuzione capitale.


 

 Torna all'indice   I Chiodi

Premessa essenziale
Secondo i quattro Vangeli non c'è stata una crocifissione "privilegiata" per Cristo e una crocifissione "comune" per i ladroni. Cioè, Cristo è stato crocifisso come gli altri condannati: sullo stesso tipo di croce e nell'identico modo.

Vero è che in qualche dipinto medievale Cristo appare legato con le corde. Ma già prima i chiodi avevano preso il sopravvento.
Nelle prime due figure Gesù appare crocifisso mediante chiodi; i due ladroni invece sono legati con corde. I ladroni evidenziano il gradino iconografico precedente, le tracce della metamorfosi del Crocifisso. In un caso o nell'altro, i venerandi artisti hanno mentito.

I chiodi comparvero per la prima volta sulle mani, mentre i piedi restarono liberi o annodati con una corda. In seguito, ciascun piede fu trapassato da un chiodo. In totale quattro chiodi (come nella croce della Chiesa Ortodossa ). Infine, con la scuola di Margaritone e Cimabue, si passò a un solo chiodo sui due piedi accavallati. Così da giungere a tre chiodi complessivi, in ossequio al significato allegorico e esoterico del numero 3.


Un Dipinto
con le corde


 Andrea Mantegna - 1457-1459 - Musée du Louvre, Parigi      Derik Baegert - tra il 1476 e 1515 - Pinacoteca di Monaco

     Le corde nei due ladroni

 

Pannello d'avorio - tardo x secolo - Museo Calouste Gulbenkian - Lisbona       Miniatura Francese del XIV secolo  - Parigi, Bibliothèque Nationale de France      Crocifissione - rame dorato e smalti - 1200-1220 - Musée du Louvre, Parigi

Cristo senza chiodi sui piedi - con le corde ai piedi - con 4 chiodi

 


I chiodi cagionano un maggior pathos, esaltano il martirio e infondono "inconsciamente" il dolore della Passione.


 

 Torna all'indice   Il poggiapiedi [suppedaneo]

La croce, oltre ad essere uno strumento di tortura, aveva funzione "deterrente" per scoraggiare le rivolte (Spartacus 71 aC) e l'inosservanza delle leggi.
In quell'ottica era del tutto illogico far riposare "comodamente" i piedi del condannato-torturato. Anche qui è utile comunque osservare la differenza tra Cristo e i due ladroni. Si riscontri la differenza tra i chiodi e le corde sui piedi dei tre condannati.
 

Come sopra > Derik Baegert - tra il 1476 e 1515 - Pinacoteca di Monaco

    

 

                     Senza il suppedaneo

  Nel crocifisso del Brunelleschi

 

Il suppedaneo è servito a conferire una sorta di risalto al Cristo crocifisso e a "fissare l'immagine" in una rappresentazione che rimarrà stabile nella movenza artistica.


 

 Torna all'indice +  Torna all'indice   VOLTO ADDOLORATO + TESTA RECLINATA

Nei primi dipinti troviamo un Cristo dal volto gioioso, occhi aperti e con il capo ritto.
Quel volto esprimeva il concetto di redenzione nella beata sofferenza: il sublime appagamento per un'uccisione attesa che doveva compiersi. In verità il presagio beatificante è un falso, tant'è vero che Cristo prima di morire gridò al Padre "perché mi hai abbandonato?".

Vedi l'aspetto del viso  con le modifiche nel sito del Vaticano
  

 Vedi testo sottostante - Biblioteca Vaticana     Crocifisso ligneo toscano    "Immagine di Cristo trionfante, vivo e non sfigurato dalle sofferenze - Francesco a S. Damiano in Assisi - Crocifissi lignei toscani - Questo tipo di croce era comune in Toscana e in Umbria, ma in tutte le regioni italiane si trovano esempi di questo crocifisso. La forma e il materiale cambiano, ma non il messaggio." Da uno studio pubblicato dalla Diocesi di Verona (www.diocesiverona.it/dal/2043/1352.pdf)
 

Dal libro: Ave Crux gloriosa - Croci e crocifissi nell'arte dal VIII al  XX secolo - A cura di Pietro Vittorelli

 Dal libro: Ave Crux gloriosa - Croci e crocifissi nell'arte dal VIII al XX secolo
 

 


del Brunelleschi   


Nell'epica del martirio gli elementi di giubilo (perfino una croce rivestita di fiori e gemme) rischiavano di indebolire l'effetto emotivo della compassione misericordiosa. La teologia della croce, che consacra al culto la pena di morte, ha perciò opportunamente modificato l'espressione e anche la direzione del volto.


 

 Torna all'indice   LA CORONA DI SPINE

In nessun condannato è presente un anello spinato.
Anzi, per lungo tempo sul capo di Cristo troviamo un'aureola, mentre solo più tardi comparirà la corona di dolenze. Il tutto per aggiungere maggior "dolore teologico".

   

Vedi i tre dipinti in alto.
D'altro canto, i due temi (volto-gioioso/aureola e volto-addolorato/spine) sono intrecciati in una concezione diametralmente opposta. Entrambi, comunque, hanno una stessa finalità di fiction.


                               la fiction-Sacrale: Opus Dei

 

Dal Messia sereno si è passato al Messia delle sofferenze mediante il trapianto di una corona di spine che ha aggiunto maggior evidenza ai triboli dell'espiazione, così da accrescerne la carica emotiva.


 

 Torna all'indice   LA SIGLA JNRI

Oltre ai dipinti possiamo avvalerci dei testi evangelici:
Matteo

27,37

«Questi è il re dei Giudei»
Marco

15,26

«Il re dei Giudei»
Giovanni   

19,19

«Gesù il Nazareno, il re dei Giudei»
Giovanni   

19,21

«Non scrivere: il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei»


Crocifissione, 1304-1306 - Giotto di Bondone Cappella Scrovegni - Padova   Fra Angelico - La crocifissione - 1441-42 - Convento di San Marco, Firenze    Affresco - Taddeo Gaddi - chiesa di Santa Croce, Firenze     
 

   

Il titulus crucis: Perché le parole sono state punteggiate?

A)  Il testo biblico depennato
Nel testo c'era la motivazione della condanna, così come prescritta dal diritto romano.
L'iscrizione era in tre lingue: Greco, Latino ed Ebraico. (Luca 23,38)
Così è scritto nella Vulgata, ma la Bibbia CEI ha cancellato queste parole. Perché?


B)  Ragioni di contenuto
Il "Re di un popolo o di una nazione" è infinitamente lontano e immensamente discordante dal concetto di un Dio universale. Quel riferimento patriottico sconfessa il ruolo e l'essenza "dell'entità Assoluta" sovranazionale e soprannaturale.
Qualcuno ha osservato che punteggiando la frase (
JNRI) non viene richiamata alla memoria l'enunciazione, così che evitando di pronunciarla si evita di riflettere sull'incongruenza evocativa. Chiaramente, alla bisogna, sono state scelte le parole di Giovanni, giacché quelle di Matteo e di Marco sono ancor meno pregevoli.


del Brunelleschi

 B)  Foggia artistica del cartiglio sopra la croce
Dal punto di vista artistico pennellare una frase è poco piacente. Meglio quindi la sigla. Ancor più se dipinta su un'elegante tavoletta a forma di pergamena, piuttosto che su una rude tavolozza di legno, com'era nel reale. Le lettere tacciono sul contenuto nel fare bella presenza.


 

 Torna all'indice   L'ALTEZZA DELLA CROCE

Le croci, secondo l'uso romano del tempo, non erano alte.
Il condannato, tutt'al più, rimaneva coi piedi un palmo al di sopra del terreno.
L'altezza della testa di Cristo si può desumere anche dalla canna di issopo sulla quale era stata infissa una spugna per inumidire le labbra di Gesù.
L'issopo è infatti una pianta piuttosto bassa e la canna può misurare appena un piede [30 centimetri]. Cosicché la testa di Gesù era all'altezza di un uomo con un braccio elevato più una parte della lunghezza della canna: in tutto 220 - 230 cm circa: bassissima.
 

Cornelis Engebrechtsz, 1468-1527 - New York, The Metropolitan Museum of Art     Andrea Mantegna - 1457-1459 - Musée du Louvre, Parigi

 
L'altezza asservita all'effetto "elevazione"


 

 Torna all'indice   RICOPERTO

I condannati, tra le varie crudeltà, subivano anche lo svestimento. Ma del Cristo ignudo non desideriamo parlare. Anzi, per deontologia, ci piace considerare "artisticamente corretta" l'alterazione dell'immagine.


 

Da un discorso
di un teologo
agli artisti
sull'idealismo della Croce:
il problema plastico del Crocifisso.


«Il primo fine dell'arte sacra deve essere l'espressione della nostra adorazione a Dio (…) sorpassando e trasfigurando la materia, anche oltre le sue leggi.
L'arte sacra ha un secondo fine "ermeneutico", cioè deve essere la forma ausiliaria dell'eloquenza sacra: i pittori fanno per la religione coi loro quadri quanto gli oratori con i loro discorsi.
...»  Op. sopra cit. pagg. 50 e 51 

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Nota Editoriale
La trasfigurazione della croce, pur falsificando il simbolo della venerazione, ha un valore del tutto marginale nell'ambito della dottrina divina. È una questione puramente profana; alla stregua della polemica sui preti-atei. Pur tuttavia, è la riprova che il vizio o la necessità della manipolazione sono presenti in molti passaggi della teologia biblica; finanche per quanto attiene al palo della croce.


 Sito editoriale no-profit - editore@utopia.it



 
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La documentazione fa riferimento ai primi dipinti della crocifissione (Chiese antiche di Roma) 
e a quadri sino al 1400, presenti anche nei Musei Vaticani. [Sintesi per Internet]