Primo aspetto: i due Isaia
Nel libro di Isaia si nascondono due autori diversi.
Isaia, figlio di Amoz, nacque intorno al 765 a.C.
■ Il primo autore racconta avvenimenti del 722 aC (la caduta del
regno d’Israele ad opera degli Assiri).
■ Il secondo autore (entrato abusivamente) racconta avvenimenti
accaduti sino nel 539 aC.
(La distruzione del Primo Tempio, l’esilio
babilonese, l’editto di Ciro). Ma Isaia era già morto da tempo.
Il vero Isaia (capp.
1-39) esprime contenuti violenti e intolleranti, mentre il
finto Isaia (capp. 40-66) pronuncia
parole di consolazione. I brani più profetici appartengono al
secondo Isaia, per cui il “profeta messianico” non è il vero Isaia.
Una vera beffa teologica.
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Secondo aspetto: la crudeltà nel vero Isaia
Tre brani di Isaia 13: 9,16,18
● Ecco, il giorno del Signore arriva implacabile, con sdegno, ira e
furore, per fare della terra un deserto, per sterminare i peccatori.
● I loro piccoli saranno sfracellati davanti ai loro occhi; saranno
saccheggiate le loro case, disonorate le loro mogli.
● Con i loro archi abbatteranno i giovani, non avranno pietà dei
piccoli appena nati, i loro occhi non avranno pietà dei bambini.

Parole incompatibili con il pensiero dei Vangeli. Ciò nonostante,
per la Chiesa, tutto il libro di Isaia è ispirato dalla Triade
(Padre, Figlio e Spirito santo) ed è messianico.
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Terzo aspetto: l’insignificante profezia
Per esserci una vera profezia occorre che tutta la frase sia
corrispondente a un evento futuro. Nel libro di Isaia, non c’è nulla
di tutto ciò. Con artificiosi assemblaggi, staccando e unendo parole
da vari brani, si potrebbe comporre un mosaico pseudo-profetico.
Ciò nonostante, anche con il fotomontaggio mancano alcuni pezzi
essenziali. Esempio: il secondo Isaia allude a un personaggio che
“ben conosce il patire” (Isaia 53,3) ma non è prevista nessuna
resurrezione.
In ogni caso, c’è qualcuno tra noi che non ha conosciuto il patire?
È una predizione talmente banale che può essere applicata a
chiunque. Ma per la Chiesa è riferita a Cristo. Pur di aggrapparsi,
si aggrappa sul ridicolo.
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