I sette punti del testo

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testo digitato
Estratto dal libro: Il sacramento del matrimonio nella teologia medioevale: da Isodo di Siviglia a Tommaso d'Aquino - di Attilio Carpin - Edizioni Studio Domenicano 1991
Cap. 1 - Il matrimonio in "De Ecclesiaticis officis"
Testo pag. 15

La moglie deve comportarsi castamente, seguendo il marito chiamato a dare per primo esempio di continenza. D'altronde sarebbe ingiusto esigere da lei ciò che lui stesso non fa; il marito infatti è capo della moglie (Ef 5,23). L'uomo deve quindi precedere la moglie in ogni opera buona, proprio perché ne è il capo, in modo che la moglie possa imitarlo e seguirlo come la Chiesa segue Cristo. L'Apostolo inoltre esorta i coniugi ad astenersi, di comune accordo, dall'uso del matrimonio per dedicarsi più liberamente alla preghiera (cf 1Cor 7,5), similmente agli Ebrei che meritarono di vedere Dio sul Sinai dopo essersi astenuti dai rapporti coniugali (cf. Es. 19,10-11 14-15) 
Paolo, inoltre, esorta le mogli ad essere sottomesse ai loro mariti (cf. Col. 3,18); molte infatti non si comportano così, approfittando della loro elevata condizione economica o sociale rispetto a quella più modesta dei mariti, dimenticando così la parola di Dio (Gn 3,16). E' necessario dunque che obbediscano ai comandi della scrittura, stando sottomesse ai mariti con pieno amore. D'altra parte non è stato creato l'uomo per la donna, ma la donna per l'uomo che è capo della moglie come Cristo è capo dell'uomo. Pertanto se la donna non si sottomette all'uomo, che è suo capo, commette un crimine, come l'uomo quando non si sottomette a Cristo suo capo (cf. Ef 5,22) (Nota 27). Quando invece la donna desidera anteporsi all'uomo, viene bestemmiata la parola di Dio e infamato il vangelo di Cristo, contraddicendo inoltre ad una comune legge di natura osservata anche dai pagani. La moglie dunque asservi questa legge come naturale, stando soggetta sia a Dio che al marito. Se invece desidera comandare, infrange un ordine naturale le cui conseguenze sono deplorevoli. (Nota 28)

2. CONFRONTO CON LE FONTI
Terminata l'analisi dei testi, si impone ora il confronto con le fonti utilizzate da Isidoro, nell'intento di evidenziare gli aspetti propri della teologia isidoriana.
La prima citazione è una raccolta di passi diversi tratti dal De sancta Virginitate di Agostino, opera composta non oltre il 401, che esalta la verginità consacrata a Dio quale stato fra tutti il più eminente, senza però alcuna disistima verso il matrimonio di cui si afferma la bontà. La dottrina agostiniana a riguardo si distingue per equilibrio, contrapponendosi a due posizioni contrarie ed erronee: quella manichea che condanna il matrimonio come peccaminoso, e quella giovinianea che lo eguaglia in merito alla verginità. Il grande vescovo mostra invece la superiorità della verginità rispetto al matrimonio, il cui valore appare proprio in relazione alla bontà del matrimonio. La verginità infatti non è eccellente perché si oppone al male, ma perché rinuncia ad un bene (matrimonio) per conseguirne uno migliore.

27. "Item hortatur idem apostolus mulieres subditas esse viris suis; nam multae erga simpliciores viros, divitiis et nobilitate perflatae, Dei sententiae non recondatur, per quam subjectae sunt illis. Ait quippe Dominus ad mulierem : Conversio tua ad virum tuum, et ipse tui dominabitur. Obediendum est itaque sacrae Scripturae praeceptis, et serviendum viro quandam servitute lebera et dilectione plena. Etenim non est creatus vir propter mulierem, sed mulier propter virum ; et cum caput mulieris vir sitcaput autem viri Christus, quaecumque uxor non subjicitur viro, hoc est, capiti suo, ejusdem criminis rea est, cujus et vir, si non subjicitur Christo capiti suo (De eccl. Off. II 20, 15 : PL 83, 814).
28. "Verbum autem Domini blasphematur, vel contemnitur Die prima sententia, et pro nihilo ducitur; vel Christi infamatur Evangelium, dum contra legem fidemque naturae ea quae Christiana est et ex Dei lege sujecta, praesse viro desiderat, cum etiam gentiles feminae serviant viris suis communi lege naturae. Servatur ergo lex naturae, si mulier Deo simul et marito subjecta est. At contra si illa viro imperare desiderat, et ordo naturae corrumpitur, et domus illa misera et perversa vocabitur" (De eccl. Off. II 20, 15 : PL 83, 814).

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