AntiCristo: tra soggetto e oggetto
      
sottotitolo:
         la psicologia della metafisica
                                                     Dio, medicamento balsamico con effetto placebo
La sostanzialità
Il presagio dell'Anticristo non è un immaginario profetico ma un ritratto riflettente.

Dietro l'eclissi
Per comprendere che cosa si cela nella sorgente di questa metafora è necessario entrare nella "coscienza della profezia". Come avviene per l'interpretazione dei sogni, occorre rovesciare l'apparenza dei valori affinché, partendo dal presagio teologico se ne possa scoprire la sua antropologia.

La logica degli anti-
 L'Anti del vero anticristo

Nell'oracolo dell'Anticristo il prefisso anti- contiene due valenze 
1) Si ascrive all'avversario del cristianesimo: l'anti-Cristo.
2) Serba la difesa contro l'anti-Cristo. Ed è proprio in quest'ultimo anti- la chiave della lettura antropologica.

Un passo indietro
La retorica dell'Anticristo non si fonda su un personaggio ostile che sulla scena evoca guerre e tribolazioni. Dietro le quinte c'è la percezione della fragilità del pensiero di Dio. Il presentimento della fragilità della propria metafisica ha costruito il "dispositivo della corazza" per premunirsi con altra spiegazione sull'evento.


Giù la maschera
 Nelle pieghe dell'ombra di Dio Proteggere il proprio pensiero equivale a proteggersi. Ma se proteggendosi si scopre tutta la propria fragilità, dietro l'ultima idea di difesa c'è l'inconscio timore che prima o poi l'artifizio della propria favola metafisica possa smontarsi. E così si torna a proteggerla.
D'altronde, l'apparato introspettivo costruisce delle barriere che preservino la coscienza della percezione dell'attività interiore nel suo insieme. Così da nascondere il vero.

La potenza della menzogna
Anche per il dio faraone c'è stato un anti-, così come per gli dèi ellenici.
Ma in queste religioni
l'anti- non si incarnava in un personaggio bensì in un processo: l'evoluzione del sapere
che metteva in crisi i fondamenti "dell'Inizio" e "dell'Aldilà". Ragion per cui, quelle religioni che "un tempo erano vere" si sono poi rivelate false. E la storia le ha sepolte nel cimitero delle credenze.
L'Antico Testamento era giunto al capolinea. Per riprendere la corsa ha dovuto prefigurare una nuova attesa. Il Cristianesimo, del resto, con l'attesa dell'Anticristo, ha cercato di allontanare il futuro sepolcro personificandone l'antitesi. In ogni caso, chiunque sarà l'Anticristo sarà pur sempre il frutto di un processo. Un processo che sopravanza il Cristianesimo: un altro punto celato e inconfessato.

Il gioco del nome
Nell'espressione "Anticristo", il nome di Cristo è stato strumentalizzato.
Cristo è una figura che simboleggia l'amore, per cui chi vi si oppone è considerato, a ragione, crudele. Cristo, dunque, aveva tutte le carte in regola per porsi come l'antitesi dello spettro e, nello stesso tempo, come argine e rifugio contro di esso. Ma c'è un piccolo particolare: Cristo, nelle Scritture, non ha mai prefigurato un
anti- rispetto a se stesso. L'anello mancante della profezia.

Oracolo su Dio
L'enigma della rappresentazione dell'Anticristo ci appare ora più chiaro.
E ancor più se pensiamo che l'Apocalisse è l'ultimo testo del sacro trattato.
I peccati divini, racchiusi nei Sette Sigilli dell'Apocalisse, ne costituiscono anche l'epilogo in senso figurato. E con un po' di presunzione sono proprio le "700 contraddizioni".

Svestizione divina


La religione è anche psicologia proiettata sul mondo esterno, il che vuol dire che essa costruisce il suo percorso anche su processi introspettivi, coniugando metafisica e psicologia. Ecco spiegato il sottotitolo.


L'evento
Il presagio dell'Anticristo è dunque scritto nella subcoscienza della religione. Ecco perché la profezia resta integra: è nel presentimento della propria identità. E dunque avverrà.
Forse i tempi sono già maturi.
Lo spirito dell'evidenza volteggia.

Riverberi    
a ridosso dell'Anticristo
    
  Da Utopia.it    
 

 

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